Il timore di perdere un bene significa possederlo, e con diritto di proprietà, perché si teme di perdere solo le cose che per noi sono veramente importanti. L'uomo decaduto è precipitato all'ultimo posto del creato. Libro di Cielo 28, 20 Novembre 1930, Giovedì 23 Giugno 2022
20 Novembre 1930
Come il timore di perdere un bene significa possederlo. Chi ha per diritto di chiedere il regno della Divina Volontà. Alimento per formare e crescere la vita della Divina Volontà nella creatura .
Qualche parte del brano riprende cose delle meditazioni precedenti in forma diversa. Iniziamo dal contesto per comprendere le risposte di Gesù - tutti i brani che leggiamo sono occasionati dallo stato d'animo o da qualche cosa che Luisa ha vissuto su cui Gesù si inserisce traendo occasione di dare insegnamenti. Il contesto attuale è il timore che con le infedeltà si possa venire respinti dall'uscire dal Fiat divino, questo timore che - se rettamente vissuto - è una diramazione del santo timore di Dio, è cosa non negativa. Il timore santo di Dio, che è un dono dello Spirito Santo, è derivato dal non servire adeguatamente il Signore anche nel piccolo. I grandi Santi se facevano qualcosa di male si addoloravano immensamente e a causa di questo, dicevano: Signore mio, che ho fatto? Se è possibile scarica tutta la tua Giustizia su di me, fammela pagare a me per anche il minimo dispiacere che ti ho dato. E poi si industriavano per ripararlo e per non farlo più. Noi invece spesso ricorriamo al discorso apodittico che tanto Gesù è buono, tanto poi mi confesso, ecc... queste non sono frasi da santo ma da peccatore che pone a serio repentaglio la propria anima. L'altra proprietà del timore santo - che si dispiace anche di un'imperfezione volontaria, potrei fare contenti Gesù e Maria ma non l'ho fatta - Santa Gemma Galgani (post mortem si può rivelare qualcosa della confessione) si confessava una volta alla settimana, confessava solo imperfezioni involontarie che, fino a quando siamo su questa terra, non ci possiamo fare nulla. La tenda d'argilla che abbiamo, gravata da molti pensieri, quindi ci distraiamo, pronunciamo un testo di una preghiera malamente ecc... è una mortificazione l'imperfezione involontaria - noi la piangiamo (la nostra misera condizione in cui siamo ridotti). In un Santo questa cosa provoca dolore pur non essendo volontaria. Santa Gemma confessava solo cose imperfezioni involontarie e piangendo fiumi di lacrime e non erano le lacrime di una persona depressa che sta sempre a piangere, ma lacrime sante. L'altra fonte del timore santo è il timore di perdere il Signore - quello che faceva dire a San Filippo Neri, Signore, tiemmi la mano sulla testa altrimenti mi faccio turco - e nessuno di noi può esimersi da questo pericolo, che un giorno ci svegliamo e combiniamo un guaio e mandare alle ortiche 40 anni di vita buona. Ecco perchè dobbiamo stare sempre attenti, accorti, con santa circospezione, ecc... e prima di darci attestati di stare in piedi (in grazia) lasciamo che siamo altri a darci questi attestati - chi crede di stare in piedi (perchè altro è quello che pensiamo e altro quello che è dice san Paolo). La nostra conoscenza è molto imperfetta, Gesù disse a Santa Faustina che se conoscesse per bene l'abisso della sua miseria morirebbe di dolore, ma non il dolore depresso e disperato, uno in questo mondo si trova le conseguenze del peccato originale, si trova in stato di interdizione, se noi potessimo vedere quanto è misera la nostra condizione e anche con i nostri migliori propositi ed intenzioni ci sfracelliamo con la nostra miseria, ci sarebbe da piangere assai. Pianto santo e non disperato.
Il mio abbandono nel Volere Divino continua, sebbene col timore che per le mie infedeltà possa avere la grande sventura di essere respinta dal vivere dentro il bel Cielo del Fiat Supremo. Oh! Dio che pena! Mio Gesù, non permettere che io esca dalla mia cara eredità che tu, con tanto amore, mi hai dato e che con tanta gelosia hai tenuto sempre custodita per me; te la chiedo per amor del Cielo che con tanto amore stendesti sul mio capo, simbolo del Cielo è la tua Volontà, che con amor più grande ancora racchiudeva la povera anima mia, fa’ che Essa regni sempre in me e che il suo regno si stenda in tutto il mondo...." Luisa sul timore di perdere il dono della dv...
Quando arrivano doni straordinari, il timore di perderli non rientra nel timore santo, perchè il dono straordinario è un di più ed è un qualcosa che porta immensi godimenti in questa vita assieme a grandi croci. Non ci sono grandi croci senza grandi grazie e viceversa, questa è una regola ferrea alla quale Dio si attiene. Però perdere un bene soprannaturale, il timore è una sofferenza atroce, anche il dono della dv certamente è un bene soprannaturale però a differenza di grazie mistiche particolari, ricevere gesti esterni ecc... la dv ci anima dal di dentro per farci vivere una grandissima santità che Dio vuole. Perdere la dv è un pò di più del perdere la grazia. Uno che prega il Signore di essere preservato dal perdere lo stato di grazia che ha, è una preghiera molto gradita al Signore, non deve essere però il terrore. Dio non vuole che perdiamo la grazia santificante altrimenti non ce lo avrebbe detto, Lui è con noi in questo cammino, timore equilibrato e moderato altrimenti si manca la misura ed è la fine.
"Figlia mia, coraggio, il timore di perdere un bene, significa possederlo, conoscerlo ed amarlo e possederlo non con usurpazione, ma con diritto di proprietà e quando un bene si possiede con diritto di proprietà,..." Gesù
Se io perdo un paio di scarpe vecchie di tre anni, posso dire chissenefrega di dove siano andate a finire, ma si perdo l'ultimo paio di scarpe nuove di zecca inizio a mettere sottosopra la casa fino a quando non le trovo. Non ho nessuna voglia perdere questa cosa che mi piace tanto. Quando c'è il timore di perdere qualcosa vuol dire che quella cosa è tanto cara...e dov'è il nostro tesoro oggi? Quali sono le veramente importanti? Posso dire al Signore, toglimi tutto (in quel tutto ci dev'essere compreso le cose a cui tengo di più) - ma non la Dv, la grazia e l'amore per Te. Attenzione, che quando si fanno queste professioni non è escluso che il Signore ti tolga qualcosa, perchè è la prova che mostra cosa c'è nel cuore dell'uomo, le chiacchere possiamo farle ma Dio le prende in modo serie. Il don, da quello che capisce - non è una persona perfetta o l'oracolo - se Dio sa o vede che quella tua offerta è veramente sincera, te la lascia e anzi te ne dà di più ma se Lui vede che tu ci metti la tua buona volontà ma vede che quella cosa non è proprio vera che tu a certe cose non rinunceresti mai, ti colpisce e ti prova in modo da farti male. Dalla parte nostra noi non le percepiamo come atto d'amore, ma come castigo ma in realtà è un'atto d'amore perchè il Signore ci sta mettendo nella verità di noi stessi. Noi non possiamo e dobbiamo avere - lo si è già insegnato - questo vale per i percorsi di santità ordinaria. Se vuoi diventare santo il tuo cuore dev'essere saldamente unito al Signore - il resto viene dopo. Alcuni si privano di tutto e se non ti privi di tutto però l'amore di Dio deve venire al primo posto e questo vale per tutti. E fino a quando perdura con noi qualche attaccamento l'unione con Dio non può essere perfetta. Nessuno pensi mai che la dv inserisca deroghe a tutto questo. Gesù è venuto ad ampliare fino al massimo e a portarli a perfezione. La dv è la santità delle santità, quindi vuol dire che la santità nella dv le supera non le ignora o ne fa a meno. Nel veccho testamento c'erano delle cose transitorie, tipo l'agnello sacrificale, abolito con quello di Gesù. Altre cose sono ancora vigenti.
"Figlia mia, coraggio, il timore di perdere un bene, significa possederlo, conoscerlo ed amarlo e possederlo non con usurpazione, ma con diritto di proprietà e quando un bene si possiede con diritto di proprietà,nessuna legge né umana, né Divina può con modi legittimi togliere i beni che si posseggono,..." Gesù
Gesù dice che proveremo una gioia e niente nessuno ce la potrà togliere. Dice San Paolo che nè morte, vita ecc.. potrà separarlo dall'amor di Gesù.
"..Te la chiedo per quell'amore con cui creasti il Sole che batte continuamente la terra, senza mai arrestare il suo corso per porgermi il suo amore di luce, immagine viva e reale del Sole del tuo Volere, in cui più che mare di luce ravvolgesti la tua piccola figlia; te lo chiedo per il labirinto delle pene in cui sono stata involta ed assediata, pene che continuamente mi abbeverano di fiele, che mi fa sentire sotto la pioggia di tempeste che minacciano di soffocarmi, pene che non mi è consentito affidare alla carta. Gesù, Gesù, abbi pietà di me e fa’ che regni in me ed in tutti la tua Divina Volontà..." Luisa che prega nella dv per non uscire giammai da essa.
Questa è una grande preghiera e chi ha la dv in sè può chiedere con ragione e serena fiducia di non perdere la dv ma che essa venga sulla terra.
"..Poiché la più piccola cosa e la più grande, animata e dominata dalla mia Divina Volontà è sempre superiore all'uomo, invece l'uomo, senza di Essa occupa l'ultimo posto, è lui il degradato ed il più umiliato in mezzo a tutte le cose create, è il più bisognoso, il più povero, che per vivere deve tendere la mano a tutte le cose create per ricevere la carità dei loro benefici effetti. Ed a volte quella carità gli viene negata per espressa Volontà di chi la domina, anzi mette gli elementi contro l'uomo, per fargli toccare con mano che significa non vivere nell'eredità di Essa..." Gesù
L'uomo era il principe del creato, tutto sottomesso a lui e adesso il creato non è sottomesso a noi. Se smette di piovere, cosa andiamo a bere? Come le coltiviamo le piante? Anzichè mettersi a pregare per ottenere le pioggie, ecc.. ma il don vuole vedere quanto si prega il Signore perchè dia la pioggia nel tempo opportuno e in modo moderato.
"..Ed a volte quella carità gli viene negata per espressa Volontà di chi la domina, anzi mette gli elementi contro l'uomo, per fargli toccare con mano che significa non vivere nell'eredità di Essa..." Gesù
L'uomo deve toccare con mano, prendere coscienza, deve capire non vivere nell'eredità di essa. Ecco il senso dei castighi, se tu hai la capa tosta, ecco il Signore cosa fa. Ti umilia e se non ti umili da solo ti umilia Lui, se non ci arrivi da solo, ti ci fa arrivare Lui. Se non sei docile ed ascolti i profeti e siccome ha cuore la nostra salvezza, Dio ci fa toccare con mano quanto è brutto senza di Lui. Per vivere in comunione con Dio, noi dobbiamo sceglierlo e volerlo, non una sola volta ma perseguirlo con una volontà perseverante. Oggi il don o io potremmo impazzire e metterci a servire altri, Dio non lega nessuno e siamo noi che liberamente ci leghiamo a qualcosa. Dio non incatena nessuno senza il nostro consenso.
"..Molto più che ogni atto fatto nella mia Divina Volontà forma l'alimento per alimentare gli atti passati fatti in Essa, perché tanti atti uniti insieme hanno formato la sua vita nell'anima e la vita non si può conservare e crescere senza alimento, perciò un atto serve a conservare l'altro ed a formare la vita della mia Volontà nella creatura, i ripetuti atti, formano l'acqua per innaffiarla, l'aria per dare il respiro continuo a questa vita tutta di Cielo, il palpito per farle sentire il continuo palpito del mio Volere, il cibo per conservarla in vita..." Gesù
Non è che tu mangi una volta e poi non mangi più per un'anno. Non posso fare un solo respiro per tutta la giornata. Io devo mangiare tutti i giorni, il respiro va avanti tutti i giorni, ecc.. cio che è continuato dà la possibilità di dare la vita. Non posso pregare tanto un giorno e poi basta. Le esplosioni servono a poco, è molto meglio poco al giorno e sempre. Altrimenti non si fa nessun progresso nella vita di grazia ordinaria e nella dv altrimenti se non facciamo nulla si torna indietro - o si va avanti o si torna indietro. O si raccoglie o si disperde. Le leggi divine non si toccano, dobbiamo prenderne atto e viverne di conseguenza, perchè se ne esci è sempre peggio per noi.
MEDITAZIONE DI DON LEONARDO MARIA POMPEI
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