sabato 28 dicembre 2019

Niente di più orrido e orribile del peccato

Gesù racconta a Luisa la terribile esperienza del Getsemani e cosa significò, per Lui, la vista dei peccati di tutta l’umanità ed esserne completamente ricoperto. La vita nella Divina Volontà parte dalla conoscenza delle verità, ma si nutre, alimenta e cresce con la pratica di esse. Le conoscenze delle verità, senza pratica, non solo non servono a nulla, ma rendono maggiormente responsabili dei disordini lasciati tali senza intervenire. Libro di Cielo, volume 13, 19 Novembre 1921, Lunedì 2 Settembre 2019

19 Novembre 1921 I due appoggi. Per conoscere le verità è necessario che ci sia la volontà e il desiderio di conoscerle. Le verità devono essere semplici

Figlia mia, per conoscere le verità, è necessario che ci sia la volontà, il desiderio di conoscerle. Supponi una stanza in cui stanno chiuse le imposte, per quanto sole ci sia fuori, la stanza resta sempre al buio; ora, aprire le imposte significa voler la luce, ma ciò non basta, se non si approfitta della luce per riordinare la stanza, spolverarla, mettersi al lavoro, quasi per non ammazzare la luce che viene data e rendersi ingrati. Così non basta avere volontà di conoscere le verità, se l’uomo alla luce della verità che lo illumina non cerca di spolverare le sue debolezze e di riordinarsi secondo la luce della verità che conosce e insieme con la luce della verità non si mette al lavoro, facendone sostanza propria, in modo da far trasparire dalla sua bocca, dalle sue mani, dal suo portamento la luce della verità che ha assorbito, allora sarebbe come se ammazzasse la verità e, col non metterla in pratica, sarebbe come stare in pieno disordine innanzi alla luce..." Gesù

Distinti punti nel brano. Una la contemplazione di Gesù nell'Orto degli Ulivi, la seconda la contemplazione delle due figure chiave della Divina Volontè e il terzo punto sull'importanza delle conoscenze e del metterle in pratica. La teoria e la pratica vanno sempre a braccetto. Gesù tante volte ripete di conoscere le verità, non illudersi che in automatico sgorghi la divina volontà - sarebbe un'eresia: la gnosi (eresia) professa che la conoscenza di una dottrina ipso facto automaticamente doni la salvezza. Ci piacerebbe assai perchè non ci costerebbe tanta fatica, leggo e sono santo - non è così. Anche qua Gesù parla in modo esplicito di virtù - la vita nella DV non si limita alla santità delle virtù, Maria Santissima è un ricettacolo di ogni virtù praticata nel massimo grado possibile.

Figlia mia, dura e penosa fu la mia agonia nell’orto, forse più penosa di quella della croce, perché se questa fu compimento e trionfo su tutti, qui nell’orto fu principio ed i mali si sentono più prima che quando sono finiti, ma in questa agonia la pena più straziante fu quando mi si fecero innanzi uno per uno tutti i peccati, la mia Umanità comprese tutta l’enormità ed ogni delitto armato di spada per uccidermi, portava l’impronta “morte ad un Dio”. Gesù

Questo discorso sulle virtù compare poi nella drammatica e speculare relazione con il Peccato. Gesù ha usato delle espressioni molto forti riguardanti l'agonia del Getsemani; Gesù afferma che l'agonia più straziante fu quando gli si posero davanti tutti i peccati - uno ad uno - del genere umano. La mente divina conosce uno per uno ogni peccato del genere umano, l'assoluta semplicità divina di cui Gesù parla con paragoni e con uno certo stile di vita semplice. In un'istante la DV conosce ed enumera tutti i peccati presenti, passati e futuri - questo è lo scarto immenso che c'è tra noi e Dio ed ecco perchè di fronte a Lui dobbiamo stare molto molto umili. Questo abisso c'è anche con la Madonna anche se è salita molto in alto. Di questo peccato l'Umanità di Gesù ne ha compreso l'enormità. Ci sono catechesi finalizzate a farci riscoprire il senso del peccato, oggi si commettono peccati gravissimi senza problemi e oggi si vuole chiamare male il bene e bene il male, non si pensi che nella visione che Gesù presenta della DV al positivo; del peccato se ne parla poco così come del diavolo; perchè se ci si ubriaca con il bene Sommo non ci si perde per il resto - ma ogni tanto è necessario ricordare queste realtà.

"..Innanzi alla Divinità la colpa mi compariva così orrida e più orribile della stessa morte; nel capire solo che significa peccato, Io mi sentivo morire e morivo davvero.." Gesù

Noi dobbiamo comprendere che non abbiamo la capacità di comprendere la gravità del peccato e anche della grandezza del dono della divina volontà - noi siamo viatori significa persone che stanno in cammino verso la patria e che risentono di alcune mancanze strutturali per cui è impossibile avere un'idea adeguata delle cose soprannaturali, possiamo avere certa conoscenza imperfetta nella misura in cui rimaniamo ben saldi nella fede. La nefandezza del peccato uno la scopre in modo semplice: il peccato va chiamato per nome e cognome, le persone devono sapere quali comportamenti oggettivi sono invisi a Dio e sono di per sè stessi sbagliati; se io le faccio sono un peccatore e l'unica cosa è confessarli, fare penitenza, ripararli e cambiare vita e stop. Altrimenti si rende vana la Croce di Cristo o si torna a crocifiggere di nuovo Gesù - il peccato è l'unica cosa da temere, la volontà di Dio potrebbe permettere positivamente una malattia fisica in quanto foriera di bene ma Dio non potrà mai autorizzare anche la più minima colpa.

San Tommaso d'Aquino mentre stava insegnando alla Sorbona andò a vedere alla finestra se c'era un'asino che volava sulla segnalazione di uno studente. Dopo ciò disse: ridete pure, ma è più facile che Dio faccia volare un'asino piuttosto che dia il permesso di dire una bugia giocosa.

Dalle risate goliardiche si è passato al gelo meditativo. Guai a chi si riempe la bocca di divina volontà e cade facilmente nei peccati volontari e tornando a causare la morte e lo strazio di Gesù. Molto bello quello che Gesù dice uscito da questa situazione: la Madonna a destra che dava a Gesù una sorta di aiuto e così Luisa e tutti coloro che avrebbero vissuto nella dv e che quindi avrebbero operato in modo per riparare, offrirsi per tutti e portare il bene per tutti.

Considerazione conclusiva: le verità per conoscerle è necessario che ci sia il desiderio di conoscerla, la luce non ti mette in ordine la stanza ma ti fa capire dove devi spazzare, lavare e mettere a posto; quest'immagina dà un riferimento all'ordine - nella nostra anima devono starci le virtù in maniera ordinata. Se non c'è ordine interiore, nelle virtù ma ordine anche nella nostra vita e nella nostra giornata, nel nostro vestire (ordine nel senso buono), con il nostro operare, portamento agire ecc.... deve trasparire questo.

"..povera stanza piena di luce ma tutta scompigliata, sottosopra ed in pieno disordine ed una persona dentro che non si cura di riordinarla, quale pietà non farebbe? Tale è chi conosce le verità e non le mette in pratica. Sappi però che in tutte le verità come primo alimento entra la semplicità, se le verità non fossero semplici, non sarebbero luce e non potrebbero penetrare nelle menti umane per illuminarle e dove non c’è luce non si possono discernere gli oggetti; la semplicità non solo è luce, ma è come l’aria che si respira, che mentre non si vede dà la respirazione a tutto e se non fosse per l’aria, la terra e tutti resterebbero senza moto, sicché, se le virtù, le verità non portano l’impronta della semplicità, saranno senza luce e senza aria.” Gesù

Se non arriva la luce possiamo avere la scappatoia del fatto che non sapevamo o vedevamo nulla, ma se arriva la luce e tu non metti a posto i guai che vedi è un guaio grosso. Ogni volta che noi sentiamo qualcosa - ecco perchè la meditazione deve portare ad un frutto, un proposito - il senso di questo è che la meditazione non è una pia contemplazione e dopodichè la vita continua come prima. La meditazione ha il compito di sollecitare dentro di noi un lavorio continuo. La polvere tende a ritornare di continuo.

Accenno piccolo alla semplicità: un'attributo divino, è l'assenza di ogni complicazione. Il modo con cui dobbiamo rapportarci con queste verità non è scervellarsi, ecc.. vanno accolte con il cuore semplice, le verità sono semplici ma possono essere di difficile comprensione a causa nostra perchè non siamo disposti a lasciarci plasmare da Dio. Gesù fa qualche esempio. L'aria non è solo il principio della nostra ossigenazione ma è anche l'ambiente che permette il movimento dei corpi - scappare da ogni complicazione, nei se e nei ma Dio non ci sta mai. Il discernimento non si fa con la testa nostra ma semplicemente ci si mette davanti al Signore, gli si portano le nostre situazioni concrete e reali e si incomincia a dialogare con Lui serenamente con le possibili opzioni e dopo di chè si attende di sentire quella che nel cuore porta pace, gioia e serenità anche se fosse impegnativa. Tutto quello che è cervellotico e complicato non viene ordinariamente dal Signore ma viene dalla nostra natura o dall'azione del diavolo che ci vuole portare alla confusione.

MEDITAZIONE DI DON LEONARDO MARIA POMPEI

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