mercoledì 14 agosto 2019

Le tre ferite del Cuore di Gesù

Gesù consola Luisa delle sue assenze spiegandole il martirio divino e di amore che ella vive. Le rivela le tre ferite più grandi del suo cuore: le pene delle anime amanti, l'ingratitudine e l'ostinazione. Libro di cielo, Volume 12, 25-27 Gennaio 1919, 24 Maggio 2019

(la meditazione cade di venerdì giorno in cui la Chiesa ricorda la Passione del Signore ed è anche la festa di Santa Maria Ausiliatrice istituita col rapimento del Papa da parte di Napoleone e poi liberato di colpo) - Il Cuore di Gesù ha tanto amato il Mondo e non riceve altro che ingratitudini, disprezzi ed oltraggi.

25 Gennaio 1919 La Divina Volontà è luce e chi di Essa vive diventa luce. Gesù abita in chi vive nella Divina Volontà come lo fece nella sua Umanità

Infinito tema delle pene d'amore di Luisa per l'assenza di Gesù, pensa che sia lei la causa delle assenze di Gesù. L'amore per Gesù si può raffreddare a causa dei nostri piccoli peccati o perchè Nostro Signore ci sta chiedendo di rinunciare alla Sua presenza sensibile. Un'anima buona pensa sempre alla prima causa, noi di noi stessi molte cose non ne sappiamo e magari offendiamo Gesù senza rendercene conto. Cerchiamo di fare un sereno discernimento. Certo che in Luisa questo dolore era immenso, quando sentiamo queste cose chiediamoci quanto è grande il nostro desiderio di sentire Gesù? Gesù spiega che queste assenze sono martirio divino d'amore.

Figlia mia, povera martire, non di fede ma d’amore, martire non umana ma divina, perché il tuo più crudel martirio è la mia privazione, che ti mette il suggello di martire divina, perché temi e dubiti del mio amore?..." Gesù

Queste grazie straordinarie sono un'arma a doppio taglio: sono inebrianti perchè parlare con Gesù è bellissimo, noi in questa vita non soffriamo le pene dell'inferno perchè non stiamo con Gesù perchè non abbiamo conosciuto Gesù. Ecco perchè bisogna stare attenti e non chiedere queste grazie straordinarie.

"..Ora la mia Umanità è gloriosa, mi è necessaria una Umanità che possa dolersi, soffrire, dividere insieme con Me le pene, amare insieme con Me le anime e mettere la vita per salvarle; ho scelto te, non ne sei tu contenta? Perciò voglio dirti tutto, le mie pene, i castighi che meritano le creature, affinché a tutto tu prenda parte e faccia una sol cosa con Me. Ed è perciò pure che ti voglio nell’altezza della mia Volontà, ché dove non puoi giungere con la tua volontà, con la mia giungerai a tutto ciò che conviene all’ufficio della mia Umanità; perciò non temere più, non affliggermi con le tue pene, coi timori che possa abbandonarti. Ne ho abbastanza dalle altre creature; vuoi accrescere le mie pene con le tue? No, no, sii sicura, il tuo Gesù non ti lascia.”

Siamo estremamente cauti a fare offerte precipitose a Gesù, offrirsi come vittima è una cosa seria; se uno si offre vittima e poi si mette a frignare si diventa una macchietta. Certamente è possibile fare nostri i sentimenti del cuore di Gesù ed offrirgli qualche rinuncia, mortificazione ecc.. per consolarlo e ripararlo e salvare le anime e dargli a disposizione la nostra umanità (nel piccolo) per salvare le anime.

Figlia mia, la mia Volontà è luce e chi di Essa vive diventa luce e, come luce, facilmente entra nella mia luce purissima e ne tiene la chiave per aprire e prendere ciò che vuole. Ma una chiave per aprire dev’essere senza ruggine né infangata e la stessa serratura dev’essere di ferro, altrimenti la chiave non può aprire. Così l’anima, per aprire con la chiave del mio Volere, non deve mescolare la ruggine della sua volontà né l’ombra del fango delle cose terrene. Solo così possiamo combinarci insieme e lei può fare ciò che vuole di Me ed Io ciò che voglio di lei.”

La nostra volontà umana che vuole seguire ed assecondare proprie passioni e desideri e il fango delle cose terrene ci impedisce di seguire Gesù e impedisce a Gesù di fare di noi ciò che Lui vuole

27 Gennaio 1919 Le tre ferite mortali del cuore di Gesù

Le pene della anime amanti sono terribili per Gesù, il Signore soffre nel vedere i suoi figli

Figlia mia, tra tante ferite che contiene il mio cuore, vi sono tre ferite che mi danno pene mortali e tale acerbità di dolore, da sorpassare tutte le altre ferite insieme e queste sono: le pene delle mie anime amanti. Quando vedo un’anima tutta mia soffrire per causa mia, torturata, conculcata, pronta a soffrire anche la morte più dolorosa per Me, Io sento le sue pene come se fossero mie e forse di più ancora..." Gesù

Gesù non è contento di vederci soffrire se non tenendo conto dei frutti

"..in questa ferita entrano tutte le anime che soffrono per causa mia e per solo amore, in questa entri tu ed anche se tutti mi offendessero e non mi amassero, Io trovo in te l’amore che può supplirmi per tutti e perciò, quando le creature mi cacciano, mi costringono a farmi fuggire da loro, Io svelto svelto vengo a rifugiarmi in te come in un mio nascondiglio e, trovando il mio amore, non il loro e te penante solo per Me, dico: Non mi pento di aver creato cielo e terra e d’avere tanto sofferto. Un’anima che mi ama e che pena per Me è tutto il mio contento, la mia felicità, il mio compenso di tutto ciò che ho fatto e, mettendo come da parte tutto il resto, mi delizio e scherzo con lei..."

Un'anima di questo genere è capace di consolare Gesù è capace di consolare Gesù per gli altri e Gesù è soddisfatto di aver creato il cielo e la terra per quella persona

Se il Signore ci ha fatto il dono dell'ingratitudine che riceviamo dai nostri simili, ci ha fatto partecipare in piccolissima parte dell'ingratitudine che subisce Lui

"..La seconda ferita mortale del mio cuore è l’ingratitudine. La creatura con l’ingratitudine, chiude il mio cuore, anzi lei stessa vi mena la chiave a doppie girate, ed il mio cuore si gonfia perché vuol versare grazie, amore e non può, perché la creatura me l’ha chiuso e vi ha messo il suggello con l’ingratitudine ed Io vado in delirio, smanio senza speranza che questa ferita mi sia rimarginata, perché l’ingratitudine me la va sempre inasprendo, dandomi pena mortale..."

Siamo noi ingrati che chiudiamo il cuore a Gesù, con l'ingratitudine. Un'anima che ama il Signore non può rimanere indifferente.

"...La terza è l’ostinazione. Che ferita mortale al mio cuore! L’ostinazione è la distruzione di tutti i beni che ho fatto verso la creatura; è la firma di dichiarazione che la creatura mette perché non vuole più conoscermi, nè appartenermi più, è la chiave dell’inferno, verso cui la creatura precipita; il mio cuore ne sente lo strappo, mi si fa in pezzi e mi sento portar via uno di quei pezzi. Che ferita mortale è l’ostinazione! Figlia mia, entra nel mio cuore e prendi parte a queste mie ferite, compatisci il mio cuore straziato, soffriamo insieme e preghiamo.”

L'ostinazione cioè anche la testardaggine, il Signore cerca di usare tutti gli stratagemmi immaginabili ma queste persone cocciuti e testardi rimangono fermi dove si trovano, non cambiano e non si lasciano illuminare. Noi non saremo salvati senza il nostro consenso. Il Signore cerca di farci capire i nostri errori, ci manda buoni maestri, padri spirituali ecc... ma ci deve essere di apertura e docilità alla grazia. Se non c'è un lavoro dentro di noi da parte di noi stessi inutile riconoscersi peccatori.

Gesù ha sempre un'autotreno di sofferenze e orrori, potremmo cercare di porre una barriera o distrarre (nella DV) il suo Cuore. Diamo un pò d'amore a Gesù - non aumentiamo anche noi il peso di Gesù con i nostri peccati ed altro.

QUA IL LINK ALLA CATECHESI DI DON LEONARDO MARIA POMPEI

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