giovedì 11 luglio 2019

Non uscire dalla Divina Volontà

Gesù spiega come solo chi pensa sempre e solo a ripararLo e a salvare anime vive a spese della sua santità, a differenza di chi pensa solo a santificare se stesso. Le umiliazioni sono un grandissimo dono di Gesù per far entrare nell'anima luce, fede, conoscenza di se stessi e conversione. Non uscire mai dalla Divina Volontà se non si vuole mettersi da se stessi fuori del sole, della luce e della vita. Libro di cielo, Volume 12, 15-29 Novembre 1918, 20 Maggio 2019

15 Novembre 1918 Come si vive a spese della Santità di Gesù

Stavo pensando se fosse meglio pensare a santificare se stessi oppure occuparsi presso Gesù di fare solo atti di riparazione a Lui e, a qualunque costo, cercare insieme con Gesù la salvezza delle anime, ed il benedetto Gesù mi ha detto: “Figlia mia, chi pensa solo a ripararmi e a salvare le anime, vive a spese della mia Santità. Io, vedendo che l’anima non vuole altro che ripararmi e, facendo eco al mio palpito infuocato mi chiede anime, vedo in lei le caratteristiche della mia Umanità e, preso da follia verso di essa, la faccio vivere a spese della mia Santità, dei miei desideri, del mio amore, a spese della mia fortezza, del mio sangue, delle mie piaghe, ecc., posso dire che metto a sua disposizione la mia Santità, sapendo che non vuole altro che ciò che voglio Io. Invece chi pensa a santificare solo se stessa, vive a spese della sua santità, della sua forza, del suo amore, oh! come crescerà misera, sentirà tutto il peso della sua miseria e vivrà in continua lotta con se medesima. Invece il cammino di chi vive a spese della mia Santità, scorrerà placido, essa vivrà in pace con sé e con Me, Io le vigilerò i pensieri e ciascuna fibra del suo cuore e sarò geloso se neppure una fibra non chieda anime ed il suo essere non stia in continuo versarsi in Me per ripararmi; non la avverti tu questa mia gelosia?” Gesù

L'occupazione di Gesù per ripararlo. Una caduta - da un punto di vista oggettivo - comporta una riparazione e produce un dolore nel cuore di Gesù che richiede una riparazione. Festa del Sacro Cuore - riparare Gesù significa amarlo anche per chi non lo ama e questo è una cosa nobile e oltre a ripararlo si salva delle anime. La Gloria del Padre, la salvezza delle anime e la riparazione dei peccati (vita di Gesù). Anche nella vita interiore anche il decentramento della nostra persona - non sto a pensare santificare me stesso e si vive in lotta contro sè stessi - vizi passioni ecc...- chi si occupa di Gesà perde lo sguardo con sè stesso e Gesù ci vigilerà il nostro cuore. Qui abbiamo una considerazione ed invito: dov'è il centro della nostra attenzione spirituale? Viviamo per fare contento Gesù e salvare qualche anima o viviamo spiritualmente in modo egoista?

16 Novembre 1918 Le umiliazioni sono fessure attraverso le quali entra la luce

Contiene un principio generale: tematica del dilagare del peccato e Gesù dice una cosa brutta e vera: la prosperità dell'empio è il segno più cattivo. La prosperità dell'empio significa il calo della fede, nei salmi viene invocata l'umiliazione dell'empio non nel senso di vendetta ma nel senso di farli rinsavire.

Figlia mia, che catene di delitti in questi giorni, che trionfo satanico! La prosperità dell’empio è il segno più cattivo ed è la spinta con cui la fede si allontana dalle loro nazioni, e l’empio resta come inceppato dentro un‘oscura prigione. Invece le umiliazioni per l’empio sono come tante fessure attraverso le quali entra la luce che, facendolo rientrare in se stesso, porta la fede a lui ed alle stesse nazioni. Sicché gli farà più bene l’umiliazione che qualunque vittoria e conquista. Che punti critici e dolorosi attraverseranno! L’inferno ed i malvagi si rodono di rabbia per incominciare le loro tresche e malvagità. Poveri miei figli, povera mia Chiesa!” Gesù

Le umiliazioni nella vita spirituale..a nessuno piaccia essere umiliato, essere atterrato e trovarsi in situazioni permesse da Dio per il nostro bene che possono fare molto male. Noi dobbiamo imparare ad abbracciarle (derivante dalle nostre debolezze, dal nostro non saperci vincere, dal commettere errori in buona fede, pensavo di fare il bene o dal prossimo, i nostri fallimenti ecc...) - la nostra natura rifugge da esse ma invece dovrebbe abbracciarle perchè attraverso esse entra la luce e la fede. Nella vita di santità si ha quando ci si ritiene un nulla, ma non a chiacchiere ma realmente uno deve sentirlo. L'umile non ha dubbi che quel qualcosa di buono non è farine del nostro sacco.

29 Novembre 1918 Chi esce dalla Divina Volontà, esce dalla luce

E Gesù, venendo, mi ha detto: “Figlia mia, non sai tu che quando l’anima esce dalla mia Volontà, è per lei come una giornata senza sole, senza calore, senza la vita dell’attitudine divina in lei?”

Tutta la nostra attenzione dovrebbe convergere in questa prospettiva: sto uscendo dalla DIVINA VOLONTA' in ciò che sto operando/guardando, pensando ecc... è un'attenzione che deve essere costante perchè quando si esce ci si mette al buoi e risulta faticoso rientrarvi. Molte persone pensano frettolosamente che peccando e poi pentendosi si rientra in grazia - un'uscita grave dalla DV è come se uno avesse deviato il retto cammino, c'è il perdono ma io mi trovo uscito di strada quindi devo tornare indietro e riprendere la retta via e ho perso tempo e ho anche da fare un lavoro di ripristino nel rimettermi sulla retta via. Noi dobbiamo vivere con calma e senza farci prendere dall'agitazione. Non è la stessa cosa fare un percorso netto o ad uscite sbagliate.

E' per questo che il sacramento della penitenza termina con la soddisfazione sacramentale cioè la penitenza, anche se è simbolico - anche nell'aspetto simbolico (una preghiera) ricorda qualcosa. Non è che con i Rosari ti compri il cielo ma ci sono macchioline che andavano riparate (Francesco a Fatima ). Una volta che uno è caduto deve sbrigarsi a rialzare ma sarebbe preferibile evitare di cadere - NT: non è mai corretto dire che pecco tanto il Signore mi perdona. Non bisogna essere autorizzati a peccare perchè questi peccati hanno delle conseguenze.

Onde dopo, il mio amabile Gesù si è trattenuto con me e pareva che intingesse la punta del suo dito nel suo preziosissimo sangue e mi passasse la fronte, gli occhi, la bocca, il cuore e poi mi ha baciato. Io, nel vederlo così affettuoso, dolce, ho cercato di succhiare dalla sua bocca le amarezze che conteneva il suo cuore, come facevo prima; ma Gesù subito si è ritirato un poco lontano e mi ha fatto vedere un involto che aveva in mano, pieno di altri flagelli e mi ha detto: “Vedi quanti altri flagelli ci sono da versare sulla terra, perciò non verso in te. I nemici hanno preparato tutti i piani interni per fare rivoluzioni; ora non resta altro che finire di preparare i piani esterni. Ah! figlia mia, come mi duole il cuore, non ho con chi sfogare il mio dolore, voglio sfogarlo con te. Tu avrai pazienza nel sentirmi parlare molto spesso di cose tristi. So che tu ne soffri, ma è l’amore che a ciò mi spinge. L’amore vuol far sapere le sue pene alla persona amata; quasi non saprei stare se non venissi a sfogarmi con te.” Io mi sentivo male nel vedere Gesù così amareggiato, sentivo le sue pene nel mio cuore e Gesù, per sollevarmi, mi ha dato a bere pochi sorsi di latte dolcissimo e poi ha soggiunto: “Io mi ritiro e ti lascio libera.” Gesù

La cosa importante è l'anima che vuol far sapere le sue pene alla persona amata. Quando noi facciamo nostre le pene di Gesù, possiamo sperare o sognare o aspettarci che Gesù sia da noi consolato anche in maniera non percepibile - magari Gesù vede che cerchiamo di aiutarlo e ci sforziamo di farlo. Non fa niente se non sentiamo nulla, dall'altra parte sapremo tutto.

CATECHESI DI DON LEONARDO MARIA POMPEI

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