mercoledì 19 agosto 2020

Il regno di Dio è dentro di noi

Gesù racconta e spiega bene alcuni particolari del suo processo. In particolare sul dovere di non prestare ascolto a chiacchiere e detrazioni senza aver doverosamente verificato e fatto opportuno discernimento. La risposta che diede a Pilato sul suo regno (che non è di questo mondo) allude al fatto che il regno di Dio è interiore e consiste nella padronanza piena di sé, nella capacità di darsi e offrirsi e nell'esercizio di tutte le virtù. Libro di cielo volume 15, 5 Luglio 1923, 7 Febbraio 2020

5 Luglio 1923 Gesù presentato dai giudei a Pilato. Dove c’è e qual è il vero regno.

Gesù spiega alcune particolari, la fa Lui la meditazione. Tutto nella vita di Gesù è mistero, mistero significa che è realtà che per quanto tu la scruti, la mediti e cerchi di penetrarla non avrai fatto abbastanza ed ecco perchè la Parola di Dio non è una cose che noi possiamo esaurire. Nella Passione di Gesù ci sono dei pozzi di sapienza e ricchissime.

La Meditazione delle ore della Passione è un'esercizio santissimo, può accadere che Gesù in qualche passaggio ci muova particolarmente su qualche punto e ci ispiri a partecipare a qualche momento con i nostri affetti. Quando succede questo, uno si ferma e vive ed asseconda ciò che c'è nel proprio cuore e poi riprende quando lo stimolo. E'sempre da assecondare i moti interiori anche se dopo non hai tempo per fare del tutto l'Ora della Passione, più noi ci accostiamo ai pozzi più il Signore dilata i tesori del proprio cuore da cui attingere a quattro mani senza timore di esagerare.

Gesù dà delle delucidazioni importantissime e lo applica a chi atteggiandosi da santo accusa il prossimo.

"..Tu devi sapere che era tanta la superbia dei giudei, specie per la finta santità che professavano, per cui erano tenuti per uomini retti e coscienziosi, che credevano che solo col presentarmi loro e col dire che mi avevano trovato colpevole e reo di morte, Pilato avrebbe dovuto crederli e senza farli subire alcun interrogatorio avrebbe dovuto condannarmi, molto più che avevano a che fare con un giudice gentile che non aveva né conoscenza di Dio né coscienza..." Gesù

Pilato non ha agito bene durante la Passione di Gesù, la malizia e l'invidia delle autorità del tempo hanno superato l'atto di viltà di Pilato. Pilato non erano stupido e lo stesso è emerso con il colloquio di Gesù e Gesù trae occasione per fare un'ammonimento per i superiori nei confronti degli inferiori. Uno fa una denuncia al Vescovo ma prima il Vescovo la deve verificare e parlarne con l'interessato, non deve dire: siccome l'ha detto questo lo faccio subito. Principio che vale anche per noi, nella vita comune e riguarda il fenomeno della maldicenza. Io non posso, per quanto possa aver stima di X, prendere per buona la sua maldicenza ma devo cercare di capire se X sta parlando con buone o cattive intenzioni.

"... Ma Iddio dispose diversamente per confonderli e per insegnare ai superiori che per quanto buone e sante possano comparire le persone che accusano un povero reo, non bisogna credere loro facilmente, ma quasi impacciarle con tante interrogazioni per vedere se c’è la verità, oppure se sotto quell’abito di bontà c’è qualche gelosia, rancore, o per strappare dai superiori, facendosi strada nei loro cuori, qualche posto o dignità ambita; lo scrutinio fa conoscere le persone, le confonde e si mostra che non si ha fiducia di loro e, non vedendosi apprezzati, si tolgono il pensiero di ambire posti o di accusare altri..." Gesù

Le cose potevano andare diversamente ma i giudei dovevano essere svergognati. IL male non dev'essere lasciato trionfare senza nessuna fatica, Gesù l'hanno condannato ed ammazzato lo stesso ma doveva emergere, senza che si facesse male nessuno, che chi accusava Gesù aveva torto e non agiva in forza della giustizia ma per cose poco nobili. Noi non dobbiamo stare tranquilli nell'andare dietro a chiacchiere e dicerie, io non posso dare subito retta a tutto ciò che viene detto. Principio generale molto importante. Noi siamo figli della Luce e non dobbiamo essere stolti.

"..Quanto male fanno quei superiori quando ad occhi chiusi, fidandosi d’una finta bontà, non di una virtù provata, li mettono in posto o danno ascolto a chi accusa di qualche reità..." Gesù

L'ingenuità e la stoltezza (difetto di discernimento) sono colpa agli occhi di Dio e dobbiamo guardarcene. Ognuno ha diritto alla buona fama e rispetto, chi può capire capisca. L'ambiente in cui stiamo vivendo impone a tutti di fermarsi un'attimo (specie a chi vuol vivere con Gesù o nella dv) per non andare dietro a tutte queste urla. Calma, prudenza e discernimento. Sentire sempre le doppie campane, in un processo si ascolta l'accusa e anche la difesa. Non è mai prudente sentire solo l'accusa e non sentire le ragioni dell'altra. Queste cose che dovrebbero essere ovvie non lo sono.

Dove il regno di Dio? Dentro di noi.

"..Ma sai tu qual è il mio regno? Il mio regno sono i mie dolori, il mio sangue, le mie virtù; questo è il vero regno, che non fuori di Me, ma dentro di Me posseggo, ciò che si possiede fuori non è vero regno né sicuro dominio, perché ciò che non sta nell’uomo, può essere tolto, usurpato e sarà costretto a lasciarlo; invece ciò che c’è dentro, nessuno potrà toglierlo, il dominio sarà eterno dentro di lui. Le caratteristiche del mio regno sono le mie piaghe, le spine, la croce, dove non faccio come gli altri re, che fanno vivere i popoli fuori di loro, mal sicuri e, se occorre, digiuni; Io no, chiamo i miei popoli ad abitare nelle stanze delle mie piaghe, fortificati e difesi dai miei dolori, dissetati dal mio sangue, sfamati dalle mie carni e solo questo è il vero regnare, tutti gli altri regni sono regni di schiavitù, di pericoli e di morte, nel mio regno c’è la vera vita. Quanti insegnamenti sublimi, quanti misteri profondi nelle mie parole! Ogni anima dovrebbe dire a se stessa nelle pene e nei dolori, nelle umiliazioni e negli abbandoni da tutti, nel praticare le vere virtù: “questo è il mio regno, non soggetto a perire, nessuno me lo può togliere, né toccare, anzi il mio regno è eterno e divino, simile a quello del mio dolce Gesù, i miei dolori e le mie pene me lo certificano e rendono il regno più fortificato ed agguerrito, tanto che nessuno potrà muovermi battaglia in vista della mia grande fortezza. Questo è regno di pace a cui dovrebbero ambire tutti i figli miei.” Gesù

Ci possono togliere la libertà, la buona fama, la vita, ecc... ma la virtù chi te la toglie se ce l'hai? Nessuno. La nostra grande ricchezza e il nostro regnare - ogni battezzare è partecipe del sacerdozio comune, Re e Profeta. Regno interiore, sei capace di prendere la croce e di seguire Gesù ogni giorno? Sei un grande Re? Sei capace di sopportare le grandi umiliazioni se seguirai Gesù? Sarai un grande re. Sei capaci di praticare le virtù nonostante umiliazioni ed abbandoni da parte del prossimo? C'è gente che ha perso delle amicizie per il Vangelo. Preferisci perdere qualche creatura per non perdere l'amicizia con il Creatore o cedi? Nel primo caso sei un re, nel secondo sei un piccolo suddito o delle tue passioni o del maligno. Chi comanda dentro di noi? Gesù o comanda qualcun'altro? Ci sono pene e dolori per amore del Signore? Benvenuti. I cristiani santificano i dolori e offrono le pene e i dolori che il Signore li manda. I più bravi se li procurano con la mortificazione per la salvezza del prossimo. Dentro la nostra anima e volontà non entra nessuno ed ecco perchè è importantissimo che le fondamenta di questo regno si fanno nelle grandi scelte di fondo di vita e anche nelle piccole che noi compiamo ininterrottamente. Posso dire io che il mio regno è eterno e divino simile a quello di Gesù? C'è da soffrire per essere fedeli per il Signore, mi rende ancora più simile al mio Re.

Chi l'ha smosso Gesù durante la Passione? Siamo circondati da martiri che hanno avuto delle virtù granitiche che senza fare male a nessuno si sono dimostrati veri re. Tutti dobbiamo aspirare a questo regno. Non esiste vita nella dv se non c'è un radicamento forte del bene delle virtù in un'anima. Il più contiene il meno. Teniamolo sempre bene presente.

MEDITAZIONE DI DON LEONARDO MARIA POMPEI

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