mercoledì 11 maggio 2022

Pene e croci nel Fiat

Lezione di Gesù sull'immenso valore delle pene e delle croci, ancora più grande per chi vive nel Fiat. Ancora sull'importanza della diffusione delle verità sul Divin Volere. Libro di Cielo, Volume 24, 18 Agosto 1928, Mercoledì 27 Ottobre 2021

18 Agosto 1928 Le pene nel Fiat sono stille e si giungono a rapirle. Esempio. Come le verità sulla Divina Volontà sono vite Divine e stanno tutte in aspettativa per fare il loro ufficio

Dopo questo brano speriamo di essere più forti nell'affrontare le tribolazioni. Nel primo contesto Gesù spiega cosa hanno fatto Lui e la Madonna delle pene che hanno vissuto, Gesù raccontando quello che hanno vissuto ci offre degli spunti e delle possibilità di considerazioni sull'importanza delle sofferenze.

"..Sebbene per me e per la Celeste Signora, la Patria fosse già nostra, eravamo più che felici, perché chi possiede il Fiat Divino non è soggetto ad alcuna infelicità, tutto era nostro. Ma siccome le nostre opere e pene nel nostro Voler Divino servivano all'acquisto del regno per l’umana famiglia ed ogni pena in più raddoppiava i diritti su essi per un sì grande acquisto, l'amore per loro e per vederli felici, ci sentivamo gloriosi, vittoriosi, che la giornata della nostra vita quaggiù, fosse zeppa di pene e di opere per causa loro..." Gesù

La croce o la sofferenza è un'occasione di acquisto di beni immensi, Gesù e la Madonna dovevano acquistare beni immensi per gli altri. Siccome noi non siamo fusi come lo erano Gesù e Maria fino al punto di dire che eravamo più che felici, chi possiede il fiat divino non è soggetto ad alcuna infelicità. Le spie che ci fanno capire se viviamo nel dv; una nei giorni scorsi era l'ordine, dove c'è l'ordine c'è la divina volontà - e possiamo anche dire che l'insogezzione all'infelicità alcuna e lo si prova nei tempi della tribolazione. Non pensiamo che durante la Passione e le pene terribili della vita che la Madonna e Gesù abbiamo perduto la felicità - le sofferenze che hanno vissuto erano predisposte dalla dv e quindi patendole la facevano la dv in maniera perfettissima. Quando noi stiamo facendo la dv è impossibile che l'infelicità ci raggiunga. Attenzione! -- dimentichiamoci che felicità coincida con piacere, era un filosofo pagano (Epicuro) a proporre quello che si chiama l'idea felicità di edonismo. Cosa significa essere felici secondo questo filosofo? Godere di tutti i piaceri possibili ed inimmaginabili fuggendo ogni pena e dolore possibile ed inimmaginabile. Attenzione, noi dobbiamo sempre ricordare che possiamo avere delle idee distorte dentro di noi senza rendercene conto: io potrei essere un'edonista, se io sto sempre alla ricerca dei piaceri, fuggo i sacrifici e sono convinto interiormente che sarò felice se saranno finiti tutti i dolori e potrò prendermi tutti i piaceri. La felicità non è la pienezza dei piaceri, ma è quella contentezza profonda e gioia interiore, niente anogoscia, agitazione, di disperazione, di depressione ed è proporzionale a come e quanto il mio essere (pensieri, parole, opere, ecc...la mia vita) sta in accordo con la dv. Ci sono tassi d'accordo differenti: chi raggiunge la pienezza? Primo step: la santità ordinaria, e poi la felicità delle felicità. Esempio, sono delle spinte per far capire: oggi è mercoledì giorno in cui cade la meditazione, nei tempi antichissimi della Chiesa sono sempre stati giorni di digiuno e penitenza, oggi (mercoledì) nessuno è obbligato a fare digiuno però è cosa buona farlo? E' cosa gradita a Dio? Domanda retorica. Teniamo sempre presente che nella Divina Volontà e nella santità ci sono delle gradazioni: se io non pecco e sto nell'ambito del lecito ho già un grado felicità e lo percepisco perchè non sto fuori dalla dv però come spiega Gesù nelle parabole dei talenti e in altri luoghi del Vangelo ci sono gradi diversi 30/60/100. Se faccio il digiuno avendo la ragionevolezza che questo sia un'atto gradito al Signore, alla Madonna, in questi tempi così difficili è un gesto ascetico significativo ecc.. e se lo faccio aumenta il mio tasso di consonanza con la dv, perchè faccio una cosa gradita a Dio. Poi ci sono digiuni e digiuni. C'è il digiuno canonico ci viene chiesto di fare il Mercoledì Santo e il Venerdì santo. In alcuni monasteri si ritardava il momento del pasto e aspettavano il tramonto per cenare. Poi c'è il digiuno a pane ed acqua al posto degli altri alimenti. E' una cosa impegnativa. Poi c'è un digiuno ancora più severo che richiede condizioni di salute più severo ed è solo ad acqua. Dal primo all'ultimo c'è una gradazione, l'ultimo richiede un grande sacrificio. Se Dio vuole da una persona il sacrificio del digiuno e lo lascia libero di scegliere cose offrire. Se uno sceglie e compie quello più estremo mi arrivano più grazie. Anche nelle pene Gesù e la Madonna, la Passione di Gesù nella 19°ora Gesù dice al Padre che non aveva più posto nel corpo per farsi aprire piaghe. Quanto è stata perfetta la Passione di Gesù? Comprendiamo come loro due stavano al top? Sono andati al top e quindi hanno fatto questo per amore nostro.

Ordinariamente la nostra natura umana la fugge. E' normale agire così perchè di per sè per il principio di conservazione la natura fugge - se Dio mi chiedesse un digiuno assoluto e in cambio mi desse una grazia tanto grande che io non me la sogno neanche la notte, allora lì la cosa cambia.

"..Noi ci trovavamo nella condizione di una persona a cui viene offerto il bene d'un lavoro faticoso sì, ma il cui guadagno è tanto grande che metterebbe la propria vita per avere occasione d'avere altri simili lavori, perché innanzi ai grandi acquisti le pene si sospirano, si agognano e si giunge perfino a rapirle. Se per il lavoro di una giornata si potesse guadagnare un regno, rendere sé e tutta la sua patria felice, chi non farebbe il lavoro d'un giorno?.." Gesù

Uno può dire: mi prendo la botta e poi mi prendo la grazia. Ogni volta che mi arriva una pena, dietro quella croce ci sono tante grazie, Gesù fa un discorso in linea a ciò che hanno vissuto i Santi. Qualcuno accusa i Santi di praticare il dolorismo o il masochismo. Ma Dio non vuole queste cose. Nessuno vuole soffrire e Gesù non godeva nell'atto del soffrire in sè ma guardava a cosa stava ottenendo, al guadagno delle pene, Lui le vedeva in quanto Dio e noi le vediamo nella fede. Santa Teresa d'Avila diceva che soffrire o morire, non ci voleva stare senza croci. La vita nella dv, è una vita meravigliosa, se Dio ti concede di fare un sacco di opere buone e ti concede croci.

"..Ma siccome le nostre opere e pene nel nostro Voler Divino servivano all'acquisto del regno per l’umana famiglia ed ogni pena in più raddoppiava i diritti su essi per un sì grande acquisto, l'amore per loro e per vederli felici, ci sentivamo gloriosi, vittoriosi, che la giornata della nostra vita quaggiù, fosse zeppa di pene e di opere per causa loro..." Gesù

La vita di un figlio della dv è meravigliosa, perchè il Signore te la riempe di offerte - quelle che il Signore ci mette davanti e quello che gli offre e di opere buone. Oggi pochi pregano e meno ancora pregano bene e molto e hai voglia a moltiplicare le opere buone. Nella misura in cui la dv ti illumina tu sarai ben felice perchè tanto è grande che mi aspetto che ogni pena mi è diletto (Santa Gemma Galgani). Di solito questo discorso si applica al Paradiso, qua soffro però Nostro Signore mi ricompenserà con gradi di gloria maggiori. Le croci danno anche delle grazie più grande che viviamo qua e delle felicità più grandi perchè ci conformano a Gesù - la dv non vuole la croce di per sè stessa, nel regno del peccato la croce è il rimedio per antonomasia. Si vince il regno del peccato con la Croce e non ci sono altri sistemi. Certo, la nostra natura trema però soprannaturalmente ne gode. La Sapienza divina la croce l'abbraccia, nella misura in cui le fuggiamo siamo pieni di Sapienza Umana. Ma fuggendo la persona si priva di tante grazie che solo un giorno (quando sarà troppo tardi) se ne renderà conto.

MEDITAZIONE DI DON LEONARDO MARIA POMPEI

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